La piaga dei gabbiani by Stephen Gregory

La piaga dei gabbiani by Stephen Gregory

autore:Stephen Gregory [Gregory, Stephen]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Wojtek edizioni
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Diciotto

«No, non ho il mal d’orecchi. Sto benissimo, al cento percento, di lui non me ne frega letteralmente un cazzo».

Per caso, incontro Brian in paese un paio di giorni dopo e parliamo di Kenny. Come se fossimo nella roulotte e lui avesse il suo grande dizionario a portata di mano, Brian aggrotta le sopracciglia, mi agita un dito da professorone davanti agli occhi e mi dice: «No, David, ragazzo mio, non può non fregartene letteralmente un cazzo di qualcuno. Non ha proprio senso. Metaforicamente, forse; ma non letteralmente».

Non ha tutti i torti. Ci troviamo in Castel Square. È venuto in centro a piedi dal suo appartamento nel Victoria Dock per ritirare la pensione all’ufficio postale. Si accorge subito che, nonostante il bel sole estivo e l’atmosfera vacanziera che si respira nelle strade affollate, io fumo di rabbia.

Mi compra un hamburger da una bancarella al mercato – si considera ricco, dice lui – e mi fa sedere su una panchina. Ho le mani tremanti. Quando do il primo morso, una spruzzata di ketchup mi cade sul davanti della camicia.

«Raccontami tutto», dice Brian. «Ragazzaccio».

E io racconto. Ieri sera, sto dormendo in camera mia al piano di sopra. Mezzanotte, sento il passo incespicante di Kenny che rincasa e va nella sua stanza, e capisco che ha trascorso un altro venerdì sera al pub intrattenendosi con i suoi compagni oltre l’orario di chiusura. Attendo che la casa ripiombi nel silenzio e torno a dormire. Quando mi sveglio di soprassalto e vedo la luna incorniciata nel lucernario sopra la mia testa, sento che c’è qualcuno o qualcosa che si muove dentro la mia stanza.

Trattengo il respiro e resto in ascolto. «Pumpkin?», sussurro. Mi dico che forse è scesa dal suo posto sul divano in salone ed è sgattaiolata su per le scale, in cerca della mia compagnia. Sento un movimento da qualche parte nella stanza, come se la cagnetta si fosse lasciata cadere a terra nei pressi della finestra aperta. «Pumpkin? Stai bene?».

O forse è il gabbiano. Il lucernario è spalancato e l’uccello sarebbe potuto saltare dal muro di cinta sul tetto e, da lì, entrare in casa. Dunque è tornato. Che sta combinando? Cerca di aprire l’armadio con quel suo becco molesto e indagatore? La luce lunare, riflessa nello specchio, si sposta sul muro quando l’anta dell’armadio si apre cigolando.

Mi metto seduto, sbatto le palpebre e mi sfrego gli occhi. È Kenny.

Non posso credere a quello che sto vedendo. Vestito solo di una t-shirt nera, le gambe bianche, ossute e pelose, ha aperto l’armadio e fissa all’interno.

«Kenny?», sibilo. «Che stai facendo, Kenny?».

Mi ignora. Oziosamente, distende entrambe le braccia sopra la testa, la t-shirt si solleva e scopre uno striminzito sedere pallido e irsuto, e poi Kenny comincia a pisciare nell’armadio.

Un giallo arco di piscio. Dorato nella luce lunare. Un arcobaleno fumante.

Salto giù dal letto e mi scaglio contro di lui. Si sta facendo una pisciata lunga e vigorosa… senza mirare, senza usare le mani, semplicemente stiracchiandosi e lisciandosi i capelli all’indietro con tutt’e due



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